Come dovrebbe svolgersi una consegna tipica

CONSEGNA IDEALE VS CONSEGNA REALE

E cosa succede davvero durante una consegna reale

La consegna ideale

La consegna ideale si svolge in questo modo.

Arriva la notifica di una proposta di consegna, la visualizzo, vedo che mi conviene perché il punto di raccolta è abbastanza vicino come anche il punto di consegna, entro una distanza ragionevole. Il compenso è adeguato e quindi accetto la proposta.

Ritiro in scioltezza

Mi dirigo al punto di raccolta, un locale che raggiungo in meno di tre minuti. La cameriera addetta ai rider mi riconosce, mi fa un cenno di saluto e le mostro il codice della merce da ritirare. Lei dà un'occhiata veloce al suo tablet, individua il mio ordine, passa la comanda alla cucina.

Trascorrono alcuni minuti, durante i quali chiacchiero con un paio di colleghi, anche loro in attesa.

Dall'interno del locale la cameriera mi fa cenno di avvicinarmi. Mi reco all'ingresso, dove ricevo la merce, che infilo nello zaino.

Saluto la cameriera e i colleghi, salto in bici e parto alla volta del cliente.

Consegna? Quasi dietro l'angolo

Arrivo al punto di consegna entro pochi minuti. Il cliente è già in strada, davanti al portone di casa sua. Ci scambiamo un saluto, smonto di bicicletta, apro lo zaino, gli consegno la merce e gli comunico l'importo che mi deve pagare.

Mancia e chiusura consegna

Sono diciotto euro e quaranta, lui mi allunga una banconota da venti euro e mi dice di tenere pure il resto, come mancia.

Lo ringrazio, lo saluto e mediante l'app comunico alla piattaforma di aver concluso la consegna e di essere quindi nuovamente disponibile per altre proposte.

Dal momento dell'accettazione della proposta di consegna fino alla sua chiusura sono trascorsi meno di venti minuti.

La consegna nella realtà

La consegna reale, invece, si svolge in ben altro modo.

Serata da zero euro?

È da almeno tre quarti d'ora che arrivano proposte di consegne inaccettabili: distanze enormi, pagate poco. Ed ecco, invece, una proposta meno peggiore delle precedenti. Vabbe', dài, la accetto, altrimenti stasera faccio zero euro.

Mi dirigo verso il fast food dove devo ritirare la merce.

Lo show del sabato sera

Appena arrivo, vedo una volante della Polizia di Stato che sta identificando l'addetto alla sicurezza del locale. C'è anche un'ambulanza, che sta medicando un collega. Chiedo in giro: un rapido incontro di boxe fra un rider sudamericano ubriaco e la security. Un classico del sabato sera.

Cibo "speciale"

Mi avvicino allo sportello dedicato ai rider e mostro il codice del mio ordine. Una ragazza dalla faccia stanca e stressata dà un'occhiata al codice. Clicca alcune volte sul tablet degli ordini e mi conferma che l'ordine è stato preso in carico. "Ah! Ci sarà da aspettare: il panino è gluten-free e per cuocerlo ci vuole più tempo."

Mentalmente mi annoto l'informazione: d'ora in poi mi devo ricordare di rifiutare gli ordini con sigle come "GF" (gluten-free) o "SG" (senza glutine) perché sono una perdita di tempo.

Arrivano i rinforzi

Osservo la scena fuori del fast food, mentre nel frattempo sento stridere gli pneumatici di un'altra volante che arriva in supporto agli agenti già sul posto.

L'ambulanza se ne va, col collega a bordo che viene portato al pronto soccorso. Facile capire il perché: fra il peruviano alto un tappo e il nigeriano alto due metri non c'è stata gara.

L'addetto alla sicurezza firma un verbale stilato dalla Polizia di Stato.

Finalmente!

Passano ancora alcuni minuti e una voce chiama il codice del mio ordine.

Ritiro la merce, salto in bicicletta e parto per raggiungere il cliente. Che abita quasi dalla parte opposta della città.

La traversata

Il tragitto richiede più di venti minuti: un'eternità.

Arrivo a destinazione.

La strada è buia e i numeri civici non si riescono a leggere.

Prendo la torcia tascabile e, procedendo lentamente, illumino i numeri civici uno a uno.

Il cliente? Un caso per "Chi l'ha visto?"

Finalmente trovo il portone giusto. Il cliente non ha lasciato indicazioni sul campanello da suonare e sulla campanelliera il suo cognome non c'è.

Attraverso l'app gli invio una notifica per comunicargli che sono arrivato e che lo aspetto giù.

Trascorso un minuto la notifica non è stata letta e quindi decido di telefonare al cliente, attraverso l'app. Il telefono del cliente risulta non raggiungibile.

Nel frattempo è partito il timer per la procedura di eventuale mancata consegna. Devo attendere sette minuti.

Mi verrebbe da mettermi in mezzo alla via e urlare: "Osvaldo! Scendi! È arrivata la consegna!" ma preferisco star buono: vedi mai che poi il cliente non mi metta una recensione negativa.

Zona Cesarini

A meno di venti secondi dallo scadere della procedura di mancata consegna, il portone si apre e compare un tizio con un'espressione indispettita che, senza neanche rispondere al mio saluto, allunga il braccio, prende la busta del fast food e mi sbatte il portone in faccia.

Mi sa che stava facendo qualcosa di più interessante che mangiare junk food.

Comunico alla piattaforma la conclusione della consegna.

Dal momento dell'accettazione della proposta di consegna fino alla sua chiusura sono trascorsi quasi quaranta minuti.

Morale della favola: non farti ingannare dalle pubblicità delle piattaforme delle consegne a domicilio. Come puoi ben capire, la realtà non è come te la dipingono gli esperti del marketing.